"Ciao
signorina,vuole raccontarmi cos'è successo?"
Rimaneva
lì, in silenzio, guardandosi i piedi come se ci fosse qualcuno o
qualcosa che la costringesse a non parlare.
Era
tutto cominciato un po' di tempo prima, quando i suoi genitori erano
partiti per una gita in occasione del loro anniversario.
"Hunter,
Hunter vieni a salutare i tuoi genitori che stanno partendo!"
gridava Genis, la domestica.
Eccola,
stava correndo verso quella porta di legno verde scuro, con quel suo
solito vestitino bianco panna, decorato con delle rose qua e là. Un
nastro azzurro le avvolgeva dolcemente la vita chiudendosi dietro
alla schiena con un fiocco enorme.
Indossava
delle piccole e lucenti ballerine nere. Era magra con i capelli
castani che le cadevano sulle esili spalle.
"Ciao
mamma, ciao papà ci vediamo tra una settimana" li stava
stringendo tutti e due in un grosso abbraccio
"Ciao
tesoro, fai la brava con Genis" si era raccomandata la signora
Morgan.
Il
taxi li stava aspettando. Caricate le ultime valigie nell'auto,
salutarono la figlia con un cenno della mano.
Era
il 12 giugno del 1830. Hunter aveva trascorso una normalissima
giornata d'estate.
"Hunter,
Hunter, cara, è ora di andare a dormire!" aveva gridato Genis.
La
ragazzina era a giocare con la sua preziosissima bambola di
porcellana, le stava cambiando il vestitino e la stava coricando sul
mobiletto di legno dove l'appoggiava di solito.
Si
era alzata e, dopo essersi spazzolata i capelli e i denti, si era
rifugiata sotto le calde coperte del suo lussuoso letto.
La
camera di Hunter era molto spaziosa, le pareti bianche con
decorazioni dorate, un intero muro ricoperto dall'imponente armadio
di legno chiaro.
La
ragazzina si era addormentata molto presto poiché quella giornata
era stata decisamente impegnativa.
In
quella stanza regnava un silenzio di tomba, nessuno parlava, niente
si muoveva. Sembrava che neanche l’aria si muovesse.
Scoccò
la mezzanotte, era la prima volta che quel pendolo in salotto
suonava. Hunter si svegliò di soprassalto.
Si
mise a sedere sul letto e si stropicciò gli occhi.
“Hunter”
sussurrò una voce. Una voce infantile, sembrava di un bambino della
stessa età della ragazzina.
B.Eneri06
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